La cosi detta “fatica da pandemia” da Corona virus - Covid 19 è stata definita dall’Organizzazione Mondiale della Sanità “una condizione mentale di demotivazione nel seguire i comportamenti protettivi che vengono raccomandati. Si manifesta gradualmente nel tempo ed è condizionata da numerosi aspetti: emotivi, esperienziali, percettivi. Una sorta di insofferenza alle regole”.
Si tratta dunque di una reazione naturale determinata dal fatto di trovarsi in una situazione che sembra non avere mai fine e che a dicembre 2020, nel pieno della seconda ondata, ha colpito più del 60% della popolazione europea. I sintomi sono il senso di spossatezza e di esaurimento delle forze che determinano stanchezza e sfinimento a livello sia fisico che mentale. Ne sono la causa il prolungarsi di fasi di stress determinato da una condizione di pericolo per la salute e a misure che limitano la libertà e le proprie abitudini di vita.
Nella fase iniziale della pandemia, di fronte alla situazione di pericolo, la maggior parte delle persone è stata in grado di attivare risorse individuali e collettive mettendo in atto un sistema di adattamento mentale e fisico finalizzato alla sopravvivenza. Nella seconda fase si è invece assisto a un esaurimento delle forze che, come afferma lo psichiatra prof. Giampaolo Perna dell’Humanitas University di Milano, “porta stanchezza fisica e mentale, dovuta alla necessità di mantenere comportamenti non naturali e automatici per lungo tempo: condizione che richiede grande dispendio di energie”.
Sempre secondo Perna, le sensazioni che provoca la pandemic fatigue sono fatica mentale, senso di stanchezza fisica, demotivazione, pessimismo, noia, scarsa prospettiva del futuro. Altre componenti mentali di questa condizione sono la tendenza a “normalizzare” la situazione e adattarsi ad essa, una riduzione della percezione della pericolosità del virus e la voglia di libertà e di autonomia, con il rischio di contravvenire alle indicazioni sociali e legislative. La consapevolezza di una via di uscita che avrà bisogno di molti mesi e l’incertezza della stessa, contribuiscono a demoralizzare e accentuare il senso di fatica.
Le facce multiple della stanchezza possono riguardare “disturbi del sonno, l’organizzazione della propria quotidianità, la difficoltà a mantenere la concentrazione, la demotivazione, il senso di inutilità delle azioni quotidiane, l’appiattimento emozionale, il manifestarsi di emozioni negative quali rabbia e paura. Un elemento caratteristico è la difficoltà a panificare e progettare il futuro e una tendenza a rassegnarsi alla situazione pandemica”.
Cosa possono fare i policy maker, chi coordina le risorse umane nelle organizzazioni e nelle aziende e anche le singole persone per fronteggiare il malessere profondo determinato da una situazione di costrizione, di deprivazione e di sensazione di non poter controllare più la propria vita?
La risposta a questo quesito sarà l’oggetto del prossimo post su questo argomento.
dinogiovannini@studiopm.srl
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